Il Palazzo è costituito da un quadrilatero in stile barocco ricostruito dopo il parziale crollo dovuto al terremoto del 1693, il cui ingresso principale si trova in Via San Bonaventura nr 22 , via centralissima posta alla sinistra della famosa scalinata di S. Maria del Monte.
E’ uno dei palazzi più antichi di Caltagirone, ricostruito su un impianto preesistente cinquecentesco riconducibile anche al palazzo non finito appartenuto a Bonaventura Secusio, vescovo di Catania e diplomatico nato a Caltagirone nel 1558. I lavori di ricostruzione vennero iniziati nel 1725 da Barbaro Maggiore Marchese di Santa Barbara e conclusi nel 1732.

All’interno del Palazzo nella parte oggi chiamata “di Rappresentanza” si tennero nella seconda metà del settecento le riunioni della colonia arcadica fondata a Caltagirone dal figlio di Barbaro Maggiore, Giuseppe.

Nel 1871 un discendente di Barbaro Maggiore vende la maggior parte del Palazzo al parente Michelangelo Libertini Nobile dei Baroni di S. Marco Lo Vecchio , Patrizio di Caltagirone, il quale ne fa, al piano nobile di quello che oggi è il numero civico 22, la propria fastosa dimora che arreda con infissi laccati bianco e laminati in oro e mobili prodotti in Francia al pari di porte a vetri dipinti, tappezzerie di damasco e tappeti Aubusson che vengono commissionati alle più importanti manifatture tessili francesi appositamente per i saloni ai quali sono destinati. Le volte dei Saloni, il cui impianto è stato rimaneggiato rispetto a quello originario dei Maggiore, sono state decorate dai migliori artisti locali e arricchite da tele di Francesco Vaccaro, appartenente alla rinomata famiglia di artisti calatini Bongiovanni -Vaccaro, autori di opere presenti nelle chiese e musei di Caltagirone sino al territorio del ragusano.


Da Michelangelo Libertini la proprietà del Palazzo passerà ai figli Gesualdo, importante deputato di corrente giolittiana, eletto nel collegio di Caltagirone e nominato nel 1920 Senatore a Vita del Regno d’Italia, e Francesca, sposata con il Commendatore Salvatore Spadaro di Passanitello, esponente della nota famiglia baronale di Mineo originaria di Scicli.
Il seguito politico insieme alle cariche prestigiose ricoperte dal Sen. Gesualdo Libertini, fra tutte quella di Segretario alla Presidenza del Senato, hanno fatto sì che anche i Saloni di Rappresentanza del Palazzo godessero della “luce riflessa” e dell’indiscusso prestigio del Senatore Libertini.
In assenza di discendenti diretti il Sen. Gesualdo Libertini (che morirà nel 1945) lascerà tutto il patrimonio al nipote Francesco Spadaro di Passanitello, figlio della sorella Francesca, insigne storico, araldista e archeologo nonché indimenticato sindaco di Caltagirone.
In seguito, per scelta del proprietario Arch. Alvise Spadaro Gravina, noto storico dell’arte e grande conoscitore di Caravaggio, i Saloni di Rappresentanza del Palazzo sono diventati sede di primarie istituzioni e, anche nell’ambito di tale destinazione, hanno accolto personalità di rilievo del mondo della letteratura e della politica non solo siciliane ma anche di livello nazionale.
Il Palazzo che sino alla morte del Sen. Libertini veniva chiamato Palazzo Libertini, una volta passato in proprietà al Cav. Francesco Spadaro prenderà il nome di Palazzo Spadaro Libertini o Palazzo Spadaro per brevità. Nel 2001 il Palazzo è stato dichiarato dall’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Siciliana bene monumentale di rilevante interesse artistico soprattutto in virtù della Parte di Rappresentanza, quale parte che ha mantenuto intatti elementi di notevole pregio artistico e storico all’interno del Palazzo. Il Palazzo è quindi sottoposto a vincolo diretto della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania.

Nell’ambito dei legami di parentela nati nei secoli tra le quattro famiglie che si sono succedute nella proprietà del Palazzo, ossia i Maggiore, i Libertini, gli Spadaro e i Gravina, e in virtù delle affinità culturali e storiche oltre che del legame di affetto esistente tra l’Arch. Alvise Spadaro Gravina, Sua moglie Donna Letizia Spadaro e le cugine Gemma e Lara Gravina del Ramo di Belmonte Beaumont, è stato portato a compimento il “passaggio del testimone” delle parti del Palazzo di proprietà dall’Arch. Spadaro in favore della cugina Lara.
Quest’ultima, nata a Milano ed ivi abitante ma profondamente legata alla Sicilia ed alle radici e tradizioni millenarie della Famiglia Gravina in Sicilia, per realizzare il desiderio del padre Enrico, prematuramente scomparso, ha intrapreso e completato con successo insieme alla madre Gemma il ripristino integrale di tutta la Parte di Rappresentanza e di altre parti di Sua proprietà nel Palazzo riunendo in proprio possesso una parte ampia dell’intero immobile e realizzandovi una unità autonoma collegata da ascensore interno tale da essere definita un Palazzo nel Palazzo.